Da Maggiora alla Sicilia: Un viaggio indimenticabile
Categories: 2012
Si è felicemente concluso il viaggio-pellegrinaggio organizzato dagli Alpini di Maggiora in Sicilia.
Tra i 40 partecipanti, il Sindaco e il Parroco di Maggiora, il coro Alpe Pianello; oltre ad alpini di Maggiora, di Borgomanero e Dormelletto, con i loro gagliardetti, erano presenti militari in congedo dell’Aeronautica e della Guardia di Finanza.
Si può affermare che gli scopi per cui il viaggio era stato organizzato, di riaffermazione della coesione nazionale nella riscoperta della storia comune tra italiani che vivono agli antipodi geografici, sono stati pienamente raggiunti: ovunque grande partecipazione e condivisione, con manifestazioni di accoglienza e ospitalità ben oltre le più ottimistiche aspettative.
Messina
E’ stata la prima tappa, con cerimonia civile-militare al monumento alle Batterie Siciliane situato lungo la passeggiata a mare, seguita dalla S. Messa in Duomo.
Al monumento, che ricorda i Caduti alpini siciliani nella battaglia di Adua (1 marzo 1896), hanno reso gli onori per tutta la cerimonia due artiglieri in divisa d’epoca; erano inoltre presenti le massime autorità militari e moltissime rappresentanze delle Associazioni d’Arma, Nastro Azzurro, Ass. Naz. Combattenti e Reduci, Ass. Naz. Famiglie Caduti e Dispersi in guerra, Vigili del Fuoco, Guardie d’Onore. Il generale Michele Pellegrino Comandante della Brigata “Aosta” assieme al Colonnello Aldo Maria Vergano Comandante del 24° reggimento “Peloritani” – erede delle Batterie Siciliane- ha portato il saluto della piazza militare di Messina. La delegazione dell’ANA era composta dal Vice Presidente nazionale Nino Geronazzo, dal presidente della Sezione Sicilia Giuseppe Avila e dal Capo Gruppo di Messina Luciano Di Nuzzo.
La cerimonia ha voluto essere innanzitutto un omaggio verso chi ha dato la propria vita per la Patria e un ricordo – nel 151° della Unità d’Italia- di quella che fu tra le prime (se non la prima) occasione in cui italiani del nord e del sud combatterono e morirono insieme sotto la stessa bandiera in un esercito regolare; Adua inoltre ha un particolare significato per gli Alpini, perché rappresentò il battesimo di fuoco delle truppe alpine, che per l’eroismo dimostrato si meritarono ben 5 medaglie d’oro V.M., le prime delle 214 appuntate sul Labaro dell’ANA. Ma Adua può tuttora essere di illuminazione del nostro passato e di guida per il nostro futuro: fu una netta sconfitta (dovuta – come scrisse E. Faldella- a cause complesse: la politica incerta del Governo, l’improvvisazione del Corpo di Spedizione, la sottovalutazione del nemico, errori di comandanti, situazioni che purtroppo si sono ripetute più volte nella nostra storia successiva)con oltre 4000 caduti, tra cui moltissimi ufficiali che si sacrificarono accanto ai loro soldati, ma nel contempo una eccelsa dimostrazione di coesione, coraggio, attaccamento all’onore militare: ma già allora questo non bastò perché i reduci fossero accolti al loro ritorno con i meritati onori. E così, più che di cerimonia tradizionale, si può meglio parlare di momento di raccoglimento e riflessione.
La Città di Messina ogni 1 marzo si raccoglie attorno al monumento: per tutto quanto significa questo monumento, che va ben al di là dell’interesse locale, è auspicabile una presenza estesa di Alpini anche di altre Sezioni, accanto a quella siciliana.
Nell’occasione si è fatta memoria anche del maggiorese Carlo Magistrini, pure morto ad Adua, e del borgomanerese artigliere alpino Serafino Savoini, cui fu conferita la medaglia d’argento al V.M. per aver salvato il suo capitano: proprio lo stesso gesto è rappresentato dal monumento di Messina, ulteriore simbolo della coesione tra ufficiali e truppa.
Alle 9.30 del 22 agosto, in perfetto orario grazie anche al supporto della Vigilanza Urbana di Messina, si è dato inizio alla cerimonia con gli onori alle bandiere italiana ed europea, portate da due giovani donne, cui è seguito il Silenzio suonato da un artigliere messinese.
Dopo la benedizione impartita dal Parroco don Fausto Giromini e la lettura della Preghiera dell’Artigliere Alpino, sono seguiti brevi ma intensi interventi del Sindaco di Maggiora Giuseppe Fasola, del gen. Michele Pellegrino e del vicepresidente ANA Nino Geronazzo; i bersaglieri in congedo – molto nutrita la loro rappresentanza- a chiusura della cerimonia hanno sfilato di corsa davanti al monumento.
Nella stessa mattinata, alle 11.00 la delegazione maggiorese è stata accolta in piazza Duomo dall’assessore prof. Pippo Isgrò in rappresentanza del Sindaco, assieme ai rappresentanti del Comitato Maria SS. della Lettera Antonio Tavilla e Marco Grassi, che hanno donato agli ospiti delle stampe.
Si è voluto ricordare un altro pezzo di storia che unisce Maggiora con Messina e la Sicilia in generale: a Maggiora nasce infatti nel 1898 Francesco Fasola, che sarà ordinato sacerdote nel 1921 e nominato nel 1954 vescovo coadiutore per la Diocesi di Agrigento; fino al 1977 operò in Sicilia, passando da Agrigento a Caltagirone e infine come Arcivescovo a Messina.
In Duomo la delegazione è stata accolta nella cappella del SS Salvatore dal parroco Mons. Letterio Gulletta e dal Comitato messinese per la beatificazione di Mons. Fasola.
La Santa Messa è stata celebrata dal parroco di Maggiora Don Fausto Giromini accanto alla tomba di Mons. Fasola : per lui e per tutti i presenti è stata una grande emozione, resa ancora più viva dai canti del coro Alpe Pianello. A fine Messa è stato letto un messaggio di ringraziamento e di saluto inviato da Lella Fasola, nipote di Mons. Fasola.
La giornata si è conclusa nel pomeriggio con la visita al Forte S. Salvatore che con la sua colonna votiva alla Madonna della Lettera domina sull’area portuale: interessantissimo esempio di architettura militare del XVI secolo, purtroppo in parte alterato da una intonacatura moderna. La visita nell’area militare è stata resa possibile grazie all’interessamento dell’alpino Domenico Interdonato, della Sezione Sicilia, che ha curato alla grande anche gli aspetti organizzativi e informativi della manifestazione.
Caltagirone
Nella mattinata del 23 agosto la delegazione maggiorese ha reso omaggio a mons. Fasola, che fu vescovo di Caltagirone dal 1961 al 1963, per poi essere nominato arcivescovo di Messina.
Ad accogliere i maggioresi sono stati ancora Alpini della Sezione Sicilia, nonché esponenti del comitato “Amici di Padre Fasola” promotore della causa di beatificazione, con in testa l’attivissima signora Ada Paternicò.
La S. Messa nel Duomo di San Giuliano è stata concelebrata dal vicario generale della Diocesi mons. Umberto Pedi, dal Parroco del Duomo don Pino Casanova e dal Parroco di Maggiora don Fausto Giromini.
Al termine è stata recitata una preghiera davanti alla lapide, posta su un pilastro della navata centrale, che ricorda l’operato di Padre Fasola.
E’ stata anche l’occasione per i due Parroci di ritrovarsi dopo 19 anni, essendo stati compagni di seminario a Novara.
Agrigento
Fu la prima sede episcopale di mons. Fasola, come vescovo coadiutore dal 1954 al 1961.
Ad Agrigento si è avuto modo di salutare la prof.ssa Ave Gaglio, che tanto ha operato per far conoscere la figura di mons. Fasola: un incontro che ha emozionato tutti i presenti, soprattutto grazie ai ricordi precisi e profondi della signora, giunta quasi alla soglia del secolo.
E’ seguito l’incontro in Curia con l’arcivescovo mons. Francesco Montenegro, già segretario particolare di mons. Fasola negli anni a Messina, che ha intrattenuto a lungo gli ospiti facendo visitare i locali del palazzo vescovile (tra cui la stanza ove riposò anche Papa Giovanni II nel suo viaggio in Sicilia nel 1993, culminato con il famoso anatema contro la mafia) e rievocando con commosse parole Quello che tuttora considera suo maestro di fede e carità. E’ stato un incontro che ha confermato che i semi sparsi da mons. Fasola in terra di Sicilia continuano a produrre frutti rigogliosi e che le forti parole del Papa contro la mafia hanno trovato un nuovo credibile testimone. Il canto dell’Ave Maria ha suggellato la preziosa visita.
Cammarata
Ultima tappa del viaggio-pellegrinaggio in Sicilia si è svolta a Cammarata, in provincia di Agrigento, sabato 25 agosto.
Nella mattinata, prima in Municipio poi al monumento ai Caduti, si è fatto memoria di un altro legame che unisce la storia dei due paesi: il militare cammaratese Salvatore Narcisi, che dopo l’8 settembre 1943 si unì alle formazioni partigiane operanti nel novarese, rimanendo ucciso il 4 novembre 1944 dai nazifascisti nelle campagne tra Maggiora e Cureggio, insieme ad altri partigiani tra cui il maggiorese Carluccio Sacchi. Grande emozione suscitò nella popolazione di Cammarata e in particolare nella famiglia Narcisi (sono tuttora viventi tre sorelle del partigiano) apprendere che il loro compaesano e congiunto era morto per la libertà d’Italia, onorato dai cittadini di Maggiora e Cureggio, le cui Amministrazioni comunali hanno anche dedicato al Suo nome cippi,lapidi e anche una via. Il ricordo del Narcisi ha anche dato lo spunto per rimarcare l’importante apporto dato dai siciliani al movimento della Resistenza: secondo alcuni studi furono ben 2680 i siciliani che confluirono nelle formazioni partigiane piemontesi, un dato che fa giustizia di tante falsità e tanti pregiudizi!
Oltre ai Sindaci di Maggiora e Cammarata, erano presenti il Sindaco del vicino paese di S. Giovanni Gemini, rappresentanti dell’ANPI di Sicilia e di Borgomanero (con la bandiera decorata di due medaglie d’oro), i Gruppi Alpini, autorità militari e religiose, la famiglia Narcisi al completo; Annalisa Beccaria, Sindaco di Cureggio, impossibilitata a presenziare, ha fatto pervenire un messaggio letto dal capogruppo degli Alpini. E’ intervenuto anche il partigiano novantenne Giuseppe Benincasa, che con grande lucidità e nella commozione generale ha portato la sua esperienza di reduce da Cefalonia della Divisione Acqui.
Dopo la cerimonia, si è formato un corteo per la deposizione di una corona di alloro al monumento che ricorda tutti i Caduti per la Patria.
Nel pomeriggio è stata celebrata una S. Messa alla Chiesa della Madonna di Cacciapensieri, nella parte alta di Cammarata, cui era particolarmente devoto padre Fasola; alla conclusione della funzione, il coro parrocchiale e il coro Alpe Pianello hanno offerto alcuni pezzi dal proprio repertorio: un ulteriore apprezzato momento di condivisione della propria cultura da parte delle due comunità.