Intitolata ad Antonio Cardillo la sede degli Alpini di Maggiora
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Domenica 14 ottobre ricorre il 1° anniversario della morte di Antonio Cardillo.
Nel 1995 Antonio si adoperò per la costituzione del Gruppo Alpini di Maggiora; nel 2008 –pur titubante per le sue condizioni fisiche ormai precarie- fu tra i soci fondatori dell’Associazione Alpini, Volontari di Protezione Civile, che ha la sua sede nello stesso locale del Gruppo: vi fu convinto dalla considerazione che la forza di un’associazione si basa innanzitutto sulla saldezza morale degli associati, ancor prima che sulle loro possibilità operative.
Gli Alpini di Maggiora hanno quindi un grosso debito di riconoscenza e hanno pensato di ricordare Antonio dedicandogli la loro sede, che è stata recentemente rinnovata.
Così alle ore 18.00 del 14 ottobre, presso la chiesa di Sant’Antonio, sarà celebrata la S. Messa di suffragio; al termine ci si sposterà in corteo alla sede degli Alpini in via Gattico, per lo scoprimento della targa: un momento conviviale, con la presenza anche degli amici del Coro Alpe Pianello, concluderà la giornata.
Per informazioni e prenotazioni si prega contattare il Presidente dell’Associazione nonché Capogruppo Paolo Jean.
Erano oltre cento gli amici ed estimatori di Antonio Cardillo, che si sono ritrovati domenica 14 ottobre prima nella chiesa di S. Antonio per la S.Messa di suffragio a un anno dalla Sua scomparsa e poi nella sede degli Alpini.
Tante anche le personalità presenti: dal Sindaco di Maggiora con alcuni consiglieri comunali, al generale degli Alpini Cesare Di Dato (che fu Suo Comandante al Battaglione Aosta e che lo scorso anno rese visita ad Antonio già gravemente malato in un incontro che confermò gli stretti e perenni legami di fraternità che sono caratteristica del rapporto tra Ufficiali e subordinati nelle Truppe Alpine), a tanti rappresentanti dell’UNUCI di Novara, a Marco Zignone già Presidente della Seziona ANA della Valsesia; presenti anche a titolo personale il Presidente della Sezione ANA Cusio Omegna e i capigruppo di Borgomanero e Cressa, amici di Boca e della Valsesia. Il coro Alpe Pianello, diretto dal maestro Pezzoni, socio del Gruppo di Maggiora, ha cantato al termine della funzione religiosa “Signore delle Cime”.
In corteo, con il cappello alpino di Antonio portato dal figlio Matteo insieme alla mamma Agnese e alla sorella Marta, si è quindi raggiunta la sede di via Gattico per la cerimonia di intitolazione, cerimonia che non poteva non iniziare se non con le note dell’Inno di Mameli, cantato dai presenti nelle sua versione integrale.
Il capogruppo Paolo Jean ha fatto una breve storia della sede, concessa nel 2000 in uso gratuito dal Comune di Maggiora e dal 2008 diventata sede anche dell’Associazione Alpini, Volontari di Protezione Civile (Associazione a cui anche Antonio era iscritto), aperta anche a persone non alpine ma che si riconoscono nei valori e obbiettivi sanciti nella statuto dell’ANA e disponibili a interventi di protezione civile in ambito locale; è una sede che in 12 anni si è arricchita di cimeli e documenti donati da cittadini maggioresi che hanno aderito all’invito degli Alpini di non disperdere i ricordi militari dei loro nonni o bisnonni: i più antichi risalgono alla guerra di Crimea del 1853.
E’ presente anche una biblioteca, ricca di oltre 120 volumi in gran parte di argomento militare (consultabili gratuitamente attraverso la Biblioteca comunale) e una piccola videoteca.
Dopo lo scoprimento della targa “Sala Antonio Cardillo”, ha preso la parola il Sindaco Giuseppe Fasola, che ha portato ricordi personali di Antonio, sottolineandone in particolare da un lato l’attivismo e le capacità organizzative, dall’altro l’estrema modestia: ad Antonio interessava il fare, non l’apparire.
Il Presidente della Sezione Cusio Omegna ha ricordato con belle parole l’impegno attuale della Sezione a valorizzare i beni , i cimeli, i ricordi presenti nel territorio che non devono assolutamente andare dispersi ma valorizzati anche con il contributo delle nuove generazioni ; ha concluso il gen. Di Dato, che con accorate parole ha sottolineato il valore della particolare coesione tra Comandanti e Truppa negli Alpini, “ogni volta che muore un Alpino che è stato un mio sottoposto nei lunghi anni di comando, è un dolore che mi lacera ed è un dolore che si accumula nel mio animo”.